Afantasia: la mancanza di immaginazione

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L’Afantasia è una condizione in cui l’individuo ha serie difficoltà nel visualizzare immagini specifiche. Non si tratterebbe di un vero e proprio disturbo, quanto di una peculiarità del cervello che interessa diverse persone.

Il termina afantasia è stato coniato nel 2010 per descrivere l’impossibilità di alcuni individui a visualizzare mentalmente scene specifiche. Chi sperimenta questa condizione non verrà mai colto a “fantasticare ad occhi aperti”, insomma! Più che un’incapacità totale, però, si potrebbe descrivere come una capacità deficitaria. L’afantasico, infatti, può visualizzare in maniera ridotta oppure essere in grado di osservare immagini mentali in modo involontario sottoforma di flash oppure durante i sogni.

L’afantasia e l’imagery

Gli esseri umani attingono quotidianamente a un deposito di immagini, ricordi, fantasie, sogni, spesso accessibile attraverso le percezioni, in psicologia è definita imagery. Grazie alla letteratura, abbiamo l’esempio della “madeleine di Proust” che rende l’idea di questo rapporto tra sensi e immagini.
Lo scrittore nella sua Recherche racconta una scena in cui il protagonista gustando il tipico dolcetto francese, la madeleine appunto, avverte una sensazione piacevole e ricorda le mattine a casa della zia in campagna durante l’infanzia, in cui mangiava quei dolci.

L’imagery, quindi, è una capacità di recuperare le proprie esperienze anche grazie all’aspetto sensoriale delle cose che salviamo nella nostra memoria. Se Marcel Proust avesse sofferto di afantasia, non sarebbe stato in grado di recuperare l’esperienza infantile e la madeleine avrebbe rappresentato solo una buona madeleine.

Afantasia: di cosa si tratta?

Gli studi condotti finora suggeriscono che l’afantasia non costituisca tanto un sintomo parte di un disturbo del funzionamento neurologico, quanto una condizione di neuroatipicità, ovvero riguardante un diverso funzionamento del cervello. L’ipotesi è suggerita dal fatto che esistono alcuni esempi in cui l’afantasia si sviluppava dopo trauma, ma la maggioranza dei soggetti studiati la descrivono come una caratteristica che hanno sempre avuto.

Nonostante le ricerche su persone afantasiche non siano tantissime, considerata l’attenzione relativamente recente da parte degli studiosi su questo aspetto, questa caratteristica non sembrerebbe creare particolari problemi a chi ne è affetto. I soggetti realizzerebbero questa particolarità tra l’infanzia e la prima età adulta, confrontandosi con gli altri.

La mancanza di imagery e le conseguenze

I soggetti studiati finora non hanno riportato problemi particolari dovuti al deficit immaginativo rispetto al vivere quotidiano, anche se alcuni affermano di avere problemi di memoria episodica, ovvero la memoria che conserva i ricordi autobiografici. In compenso, però, queste persone avrebbero migliori capacità matematiche, verbali e logiche.

Descrivere l’esperienza umana non è un’impresa facile, perché per ognuno di noi è soggettiva. Studiarla lo è ancora meno, visto che uno degli organi centrali, il nostro cervello, difficilmente può essere osservato nel suo pieno funzionamento.
È sempre più chiaro, però, che aumentando la conoscenza sul modo in cui siamo fatti, abbiamo bisogno di rivedere alcune categorie conoscitive, soprattutto per quanto riguarda il nostro concetto di funzionamento “normale”!

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Fonti: Reflections on aphantasia, Lives without imagery