La Sindrome dell’impostore

sindrome dell'impostore
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Avere o non avere la sindrome dell’impostore

Negli ultimi tempi si sente spesso parlare di “sindrome dell’impostore” e paradossalmente a farlo sono persone di successo. Queste persone raccontano di avere un rapporto conflittuale con i risultati che hanno raggiunto, di mettere costantemente in dubbio se stessi e il loro merito e di sentirsi, appunto, quasi degli impostori. In psicologia, però, la sindrome dell’impostore nasce come qualcosa di diverso. 

La sindrome dell’impostore o impersonificazione è un disturbo di personalità in cui si assume un’identità fittizia con lo scopo di migliorare il proprio status e ottenere vantaggi. Per chi ha visto Saltburn [ATTENZIONE SEGUE SPOILER] Oliver Quick potrebbe soffrire di questa condizione. Il personaggio interpretato da Barry Keoghan, infatti, inventa un passato travagliato per avvicinarsi a Felix Catton, bello, ricco e popolare, fingendo poi un interesse genuino per lui e la sua famiglia, con lo scopo di entrare a farne parte e beneficiare. 

La Sindrome dell’impostore non esiste?

Si e no. Non esiste tale condizione, se la consideriamo letteralmente una sindrome, ovvero un insieme di segni e sintomi caratteristici che suggeriscono un origine patologica, un decorso e un trattamento comune. Esiste, però, nel senso di fenomeno. 

Questa manifestazione consiste in un vissuto di non autenticità rispetto alle proprie capacità, di inadeguatezza e di svalutazione dei propri successi.  Sembrerebbe riguardare maggiormente il sesso femminile. Questa statistica, però, va considerata con cautela: se è vero che per molto tempo le donne non sono state considerate alla pari dei maschi, è vero anche che hanno meno fatica nell’ammettere le proprie difficoltà.

Cosa si nasconde dietro il fenomeno dell’impostore?

La persona che si vive come un impostore cerca di nascondere costantemente agli occhi degli altri questa presunta verità. Un modo per farlo è impegnarsi molto nel dimostrare la propria competenza, lavorando duramente, oppure cercando di ottenere riconoscimenti sempre maggiori. Questo processo è potenzialmente senza fine, visto che il successo a cui vanno incontro offre loro un sollievo che non dura, visto che lo sentono come non meritato. 

La paura di avere ottenuto riconoscimenti immeritati si collega a quella che gli altri si accorgano di avere sovrastimato le capacità e li smascherino pubblicamente. Questo scenario catastrofico confermerebbe quindi, i peggiori timori riguardo al proprio valore e merito come professionisti. 

5 punti critici legati al fenomeno dell’impostore

  • Autostima e sensibilità. Due fattori collegati al fenomeno sono un basso livello di autostima e una sensibilità maggiore agli stimoli attivanti. Lavorare per aumentare il livello di autostima e intervenire sulla capacità di regolare le emozioni, quindi, diventa protettivo rispetto al sentirsi degli impostori in quello che si fa.
  • Locus of control. Un altro fattore di rischio è avere una percezione di controllo sulla realtà esterna: non tanto come frutto delle proprie azioni, ma come risultato di forze indipendenti al proprio potere: la fortuna, il caso, gli altri… Questo impedisce di considerare quanto importante sia il nostro contributo agli eventi che ci riguardano. Mettere in discussione questa prospettiva, può allenarci a guardare in modo più bilanciato i risultati ottenuti. 
  • Umiltà eccessiva. Anche le virtù diventano difetti quando non sono equilibrate. L’essere umile significa essere coscienti dei propri limiti e non ritenersi migliori degli altri. Se da un punto di vista morale questa qualità può essere vera, per quanti riguarda le competenze è sicuramente discutibile. In ogni caso, se siamo consapevoli dei nostri limiti, dovremmo anche essere consapevoli delle nostre potenzialità.
  • Discriminazioni. Essere discriminati dalla società per il sesso, per il genere, la provenienza geografica, lo status socio-economico etc. può condizionare il modo in cui ci valutiamo. Essere consapevoli di tale condizionamento è il passo necessario per poter superare il vissuto di inadeguatezza.
  • Tollerare l’insicurezza. Sentirsi insicuri fa parte dell’esperienza umana, soprattutto quando si tratta di cambiamenti e di affrontare nuove sfide. L’insicurezza ci rende cauti e la cautela si collega a un rischio minore di sbagliare, spesso invece interpretiamo erroneamente l’insicurezza come sinonimo di incapacità.

5 Modi per superare il fenomeno dell’impostore

  1. Accettare i complimenti. Chi ha problemi a riconoscersi valore fatica anche quando il valore gli viene riconosciuto dagli altri. I feedback positivi però sono una preziosa guida per capire che stiamo facendo bene, se li mettiamo costantemente in discussione, di conseguenza sarà difficile valutare correttamente il nostro operato. 
  2. Paragonarsi agli altri. Quando si tratta di performance, un criterio di valutazione è il paragone con quello che fanno gli altri. Il limite, però, è che se il paragone è sostenuto da insicurezza e dubbio, tenderà a non essere oggettivo. Per valutare il nostro “piazzamento” prenderemo in considerazione solo chi sta davanti a noi e mai chi abbiamo superato, oppure non considereremo i motivi per cui gli altri ci precedono, per esempio i privilegi a cui hanno avuto accesso.
  3. Tendenza al controllo. Chi non è sicuro della proprio performance potrebbe impegnarsi molto nel cercare di prevenire gli esiti negativi. Questa strategia orientata al controllo, però, offre sollievo a breve termine, ma non la sensazione di essere davvero in grado di gestire gli imprevisti. Una prospettiva più utile sarebbe quella di considerare gli eventuali fallimenti, non come conferme della propria incapacità, quanto opportunità di apprendimento in un percorso di miglioramento costante. 
  4. Normalizzare. Smettere di considerare il vissuto dell’impostore come il proprio scheletro nell’armadio e condividerlo con le persone di cui ci fidiamo, ancora meglio se fanno il nostro lavoro. Potremmo rimanere sorpresi dallo scoprire quanto sia comune sentirsi così.
  5. Uscire dalla propria comfort zone. Più rimaniamo al sicuro, continuando a fare le cose di cui siamo sicuri, per evitare rischi (ma potenzialmente anche opportunità), più di fatto manteniamo in noi questo vissuto. 
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FONTI: La sindrome dell’impostore, dal dizionario dell’APA (American Psychological Association)
The imposter phenomenon in high achieving women: Dynamics and therapeutic intervention